Un tempo li chiamavano camionisti e si credeva che il loro fosse un lavoro molto duro ma tutto sommato semplice e lineare: bastava rimanere svegli a guidare giorno e notte, saper parcheggiare mezzi lunghi una quindicina di metri e magari, all’occorrenza, improvvisarsi meccanici. Oggi si usa un termine più professionalizzante come autotrasportatore, che comunque non restituisce la complessità di un mestiere che negli ultimi decenni è stato rivoluzionato dalle nuove tecnologie e reso decisamente più complicato dalla burocrazia e dalle strade tortuose che ha preso il mercato del lavoro. Abbiamo viaggiato con loro per raccontarvi le loro vite.

La canzone Bella ciao rimane per lei “un inno immortale”. Ma tra le canzoni di Gaber e De André, i canti di Leopardi e la saggezza di Seneca, Marta De Nardi trova motivi e occasioni per coniugare filosofia (la disciplina che continua a coltivare a Ca’ Foscari a Venezia, dopo aver conseguito la laurea triennale) e passione amministrativa, impegno politico e lavori all’uncinetto (a cui dedicarsi sotto lo sguardo di Rio, il gatto simil certosino).

Mara ha lavorato per undici anni da Cadel, un’azienda che produce stufe, e per altri nove in una di verniciature di Villorba, ma la voglia di fare nuove esperienze fa da sempre parte della sua vita. Chiacchierata con Mara Cadel, che è stata gestrice di B&B, campionessa di ciclocross e slider king, apicoltrice, artista della ceramica..

Sernaglia della Battaglia. La porta si apre e ad accogliermi c’è lui: Mirko Padoin. Con lui ci sono Martina, la compagna di sempre, due cani curiosi e… una neonata tra le braccia. Si chiama Alice, ha appena quindici giorni, e sì: è già parte dell’intervista. Mirko è uno che molti conoscono. C’è chi lo segue per la pizza, chi per le bottiglie d’acqua frizzante, chi per i video virali al limite dell’assurdo. Ma resta con i piedi per terra: “I video li faccio per ricordarmi chi ero. Per divertirmi. Magari un giorno Alice li guarderà e dirà che padre scemo. O riderà. In entrambi i casi, andrà bene così.”